Novella, la mia psicologa, mi dice sempre di scrivere quando mi rendo conto che, nel mio cammino, sto imboccando Via della Ricaduta, che è sempre una strada in discesa. Scrivere una lettera a me stessa per ricordarmi, nel momento in cui sto per mollare, per quali ragioni ho tenuto duro così a lungo, e scrivere una lettera all’anoressia per ricordarle, nel momento in cui sto per cedere, per quali ragioni occorre ancora una volta esautorarla del suo potere.
Perciò, eccomi qua.
Prendo la mia penna nera, e mi metto a scrivere l’ennesima lettera all’anoressia, per inchiodarla ancora una volta nero su bianco, affinché non possa più scappare, perché la vedo.
From outside in, 8 Gennaio 2019
Perciò, eccomi qua.
Prendo la mia penna nera, e mi metto a scrivere l’ennesima lettera all’anoressia, per inchiodarla ancora una volta nero su bianco, affinché non possa più scappare, perché la vedo.
From outside in, 8 Gennaio 2019
Anoressia, VAFFANCULO.
Mi fermo con la penna a mezz’aria, ed aspetto. C’è poca poesia, poco francesismo, lo so. Ma mi sembra del tutto adeguato. Nel corso degli anni, ne ho scritte così tante di lettere all’anoressia. Troppe. Ergo, questo è tutto quello che ho da dirle. Nient’altro. Perciò, oggi voglio provare ad effettuare un cambio di prospettiva.
From inside out, 8 Gennaio 2019
Cara Veggie,
sono l’Anoressia.
Come stai?, eh, come va? Che fai di bello in questi giorni? Com’è il tempo lì nell’entroterra aretino? Fa sempre così freddo? È nevicato?
Okay, stavo scherzando.
Io non parlo. Tu non puoi vedermi. Non ho alcun pensiero autonomo, ma comincio a crescere poco a poco dentro la tua mente e poi invado il tuo corpo. E devasto tutto. È un po’ come nella sala d’attesa di quel Pronto
Soccorso in cui lavori: chi è dentro muore, e chi è fuori muore dentro. È così: più io cresco dentro di te, più tu muori, dentro e fuori. Si potrebbe dire che sono una sorta di migliore amica assai esigente, ma non sono la tua migliore amica. In effetti, non m’importa niente di te, di chi tu possa essere. Io non aspetto altro che le condizioni adeguate per nascere e proliferare, e questo perché magari sei una di quelle che vuole avere il controllo sistematico su tutto, oppure hai bisogno di qualcosa che ti faccia sentire forte e soddisfatta, o magari sei una a cui piace l’idea di potersi sentire onnipotente. Di questo ho bisogno: di una mente fertile e di un corpo da plasmare. Tu per me sei come una piastrina di Petri: grazie per l’ecosistema favorevole, mia cara.
Con affetto, l’Anoressia.
Cosa posso risponderle, io?
Posso rispondere con il silenzio di un sorriso.
Anoressia, io sono un’atleta. Pratico karate da quando ero un’adolescente. Ho affrontato molte gare, ed alcune le ho vinte, ed altre le ho perse: questo mi ha permesso di capire che l’importante non è quel che accade sul tatami di gara, ma quante volte ci capiti, quante volte hai il coraggio di esporti ad un incontro con un’avversaria e di tornarci, a prescindere dal risultato. Quando combatto contro un’avversaria come te, Anoressia, sono consapevole che la ricaduta è perennemente dietro l’angolo, ma posso sempre scegliere se combattere o arrendermi. Siamo sinceri: vorrei poter aver evitato di fomentare le mie manie di controllo su ogni aspetto della mia vita, alimentazione inclusa? Sì. Vorrei poter fare tabula rasa di certi pensieri dalla mia mente? Sì, certo. Ma non è così che funziona. Però mi rifiuto di cedere. Non dico che sia facile, ma posso ancora scegliere. E io scelgo di combattere. E, mentre lo faccio, scelgo di sorridere. Questa è la mia vittoria.
Veggie
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