"Odio quel numero: quel numero
sulla bilancia, quel numero sul contapassi, quel numero sull'etichetta dei
vestiti, quel numero sul retro delle confezioni. Com'è possibile che quel
numero, quel maledetto numero, possa determinare e far cambiare, d'improvviso e
con violenza, l'umore, i contorni allo specchio, i movimenti e i rituali di un’intera
giornata? Com'è possibile che quel numero possa decidere come ti devi sentire,
come ti devi punire o premiare, cosa puoi e non puoi fare, cosa puoi e non puoi
dire, cosa leggere nello sguardo degli altri quando ti guardano? Chi gli ha
concesso tutto questo potere, chi gliel'ha permesso?"
E' come se quel numero, tutti quei
numeri che affollano l’universo della malattia, fossero un segno tangibile per
la 'voce' della malattia, quella voce sempre all'erta, che ci si illude di
poter imbavagliare, di poter controllare e mettere a tacere. Quella voce non ti
scusa, non perdona, non transige, non si lascia sfuggire nulla, non lascia
passare nulla...non molla! Se per un attimo si era distratta, si era assopita,
peggio ancora: e via che riparte all'attacco... E' come un marchio tatuato
sulla pelle, a ricordarti il dolore che è in te, a ricordarti l'incubo che hai
vissuto, a ricordarti che tu non hai diritto, che tu non te lo puoi concedere.
La voce torna, puntuale ogni volta, a ricordarti che il conto da pagare ancora
non è chiuso, che devi vedere scivolare davanti a te ancora tanti 'vuoti' -
piatti vuoti, rapporti vuoti, emozioni vuote - prima di poter passare alla
cassa. Ma solo tu puoi saldarlo, prima che diventi troppo salato, prima che tu
non possa più permetterti di pagarlo con i tuoi risparmi, le tue energie, la
tua stessa vita.
Crescendo, ho imparato a dare un peso
diverso a quel numero, e ho scoperto così un significato nuovo per quel numero.
Ho imparato a guardarlo non più come un nemico, ma come un traguardo da cui
ripartire. E penso che la conquista più grande nel percorso di guarigione sia
riuscire ad accettare che a decidere e determinare la direzione verso cui
ripartire ogni volta, puoi essere tu, e non necessariamente la voce. Ma all’inizio
fatichi a percepirlo, terrorizzata al pensiero di perdere il controllo, il
controllo di quella voce: hai paura di tradirla, non ascoltandola, perché temi
che torni a farti del male, ancora più male di quello che già ti ha fatto. Nulla
è permesso, nulla è concesso, senza correre il rischio di perdere il controllo.
Nessuna concessione, nessun 'premio', neanche a fronte del sacrificio più
grande. E ci si ritrova così costretti a riparare ai danni pagandone il prezzo
sulla propria pelle: costretti a vagare senza una meta fino allo sfinimento, a
'pesare' ogni singola mossa della propria giornata, a restare sempre vigili per
non lasciarsi sfuggire nulla, a negarsi perfino i bisogni essenziali, a
sottrarsi ad ogni occasione possibile di far filtrare un po' di luce, di far
entrare un po' di aria, di ossigeno.
Crescendo, ho
sempre dato a 'quel numero' tanta, troppa, importanza, per non guardarmi
intorno, per non guardarmi dentro. Solo ora mi sembra di vedere come io abbia
sempre fatto di 'quel numero' la MISURA della mia esistenza ed abbia sempre
sbagliato ad associare 'quel numero' ad un GIUDIZIO, a confonderlo con una
VALUTAZIONE, che invece va ben 'OLTRE' il parametro numerico. Dietro un numero
non c'è che un riferimento dato rispetto a dei canoni prestabiliti: dietro una
taglia c'è una forma, dietro le calorie ci sono dei nutrienti, dietro i
chilometri percorsi c'è un corpo in movimento, dietro il peso segnato da una
bilancia c'è un corpo vivo, fatto di carne, ossa, organi…dietro quel peso c'è
una vita! Ricorda però, dietro 'quel numero' non ci sono le emozioni. Non è in
un numero che potrai trovare l'affetto, l'amore e il calore che stai
disperatamente cercando, non sarà un numero che potrà restituirteli.
Nel disturbo
alimentare il numero incarna l'illusione di un controllo immobile, assoluto,
perfetto che, in quanto tale, non potrà mai essere reale. L’ossessione per i numeri
della malattia altro non è che l'ennesima "scappatoia" che si cerca
per non sentire, per distogliere l'attenzione da se stessi, da tutte quelle
emozioni e sensazioni che sono OLTRE QUEL NUMERO e che fanno troppa paura per
essere ascoltate. Tenti di rifuggirle, costruendoti un mondo parallelo, di
numeri, chilometri, centimetri e calorie, in cui tutto deve risultare sempre perfettamente
ordinato, controllato, misurato. Per non sentirle, ti aggrappi all'equazione
PESO = CIBO = AMORE, che porta a vivere nell'illusione che si possa cercare
amore cercando il cibo, o, al contrario, che si possa cancellare il dolore
cancellando il cibo. E invece 'quel numero' non dirà mai ciò che davvero conta,
ciò che dovremmo ascoltare ogni giorno, e cioè COME STIAMO, cosa proviamo,
quali sono le nostre emozioni, le nostre sensazioni, proprio quelle che ci
rendono ‘umani’.
E allora, la
risposta alternativa a 'quel numero' non è forse la PAROLA?
"Sto male,
perché..."
Ed ecco che, oltre il
numero, ricompare la persona, ricompari tu. E riscopri te stessa.
Crescendo, dopo
mesi, anni, di terapie, sono finalmente riuscita a ridimensionare e a
riqualificare il valore di 'quel numero': 'QUEL NUMERO' NON E' SANDRA e SANDRA
NON E' 'QUEL NUMERO', perché Sandra è una forma, una taglia, un corpo in
movimento, fatto di carne, ossa, organi, ma soprattutto di emozioni e
sensazioni che vanno oltre tutti quei semplici numeri.
Oltre quei numeri
ci sei tu, c'è tutto questo, c’è tutto ciò che ti rende diversa dagli altri,
particolare, unica, e quindi degna di un nome, di un'identità propria, degna di
una vita da vivere appieno, ‘oltre quel numero’.
Sandra
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