È la prima volta che scrivo della
mia storia, se non in siti pro Ana all'inizio del mio disturbo. Stavolta voglio
scrivere di cose che riguardano la vita, anziché la morte.
Sono 3 anni che ci sono dentro
fino al collo, ma sono circa 6 anni che sono ossessionata da cibo/peso/forme
corporee. Ho iniziato appunto aggregandomi a siti pro Ana, per poi finire nel
primo dei centri che mi hanno seguita. Mi sono fatta aiutare subito, al primo
calo ponderale di peso, ma non è bastato. Sono stata ricoverata 6 mesi in questo
centro dove non ero collaborativa, per cui mi hanno mandato un mese in
ospedale.
Da lì sono passata in un altro
centro, dove sono rimasta per un anno. Dopodiché sono tornata a casa,
"pronta" ad affrontare la vita. Illusione. Sono riuscita un mese ad
essere libera, poi ci sono ricaduta in pieno. Le ossessioni crescevano e il
peso scendeva. Di nuovo.
Sono tornata a chiedere aiuto al
primo centro, che mi ha sostenuta finché ha potuto. Ritenendosi NON in grado di
aiutarmi, mi hanno inviata in un ennesimo centro dove sono rimasta 3 mesi. In
poche parole, sono 3 anni che non vivo a casa mia. Adesso sono tornata, da una
settimana, è molto poco per poter dire di star bene. Mi peso ogni mattina e
seguo la dieta datami dalle dietiste del centro senza sgarrare di una virgola.
Anzi, a volte mi capita di togliere qualche grammo. Ma per il momento, sono
così felice di essere finalmente a casa con la mia famiglia che mi spaventa più
il PERDERE peso che prenderlo. Le ossessioni sono ancora un tormento, ho il
senso di fame e sazietà completamente sballato e per questo ho paura di perdere
il controllo. Sogno abbuffate (che non ho mai fatto, per ora), e sono
terrorizzata dalla mia fame.
Ma ho anche fame di vita, di
amore, di parole. E voglio dare speranza, a chi ancora non ne ha.
Nel mio ultimo ricovero ho capito
una grande cosa, il cibo è nostro amico. È la nostra medicina. Attraverso
questo ritroveremo la voglia di vivere, di amare, di parlare. Io ho
personalmente appurato che da quando mangio in modo regolare (seppur molto
doloroso), ho riappreso le bellezze degli attimi. Come una cena in compagnia,
raccontarsi a fine giornata le cose positive successe, mangiare un gelato con
gli amici... ripeto, il cibo è vita! È la connessione con il mondo. Tolto
quello, tagliamo i ponti con la socializzazione. Riappropriarsi del cibo è
contatto con il mondo. Riappropriarsi del nostro pensiero, senza che il mostro
ci assalga, è libertà. Ancora a volte mi soffermo a pensare che 3 anni sono
pochi, che ancora la malattia deve fare il suo decorso... ma poi penso a cosa
mi sono persa e a cosa mi perderò se continuo ad andargli dietro come un
cagnolino.
Prima pensavo di non esserne
capace, adesso so che IO POSSO SCEGLIERE. E scelgo la vita, l'amore, le parole
non dette per 3 agonizzanti anni. Voglio provare le emozioni che mi sono state
sottratte. IO-VOGLIO-VIVERE!
Margherita
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