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Questo spazio è dedicato a tutti coloro che vogliono CREARE UNA NUOVA CULTURA SUI DCA. Siete tutti importanti perchè unici, così come uniche sono le vostre storie e i vostri pensieri. Questo Blog resta quindi aperto a chiunque voglia proporre o condividere, perché Mi Nutro di Vita è di tutti ed è fatta TUTTI INSIEME.

venerdì 19 febbraio 2016

Quod me nutrit, me destruit


Dovevo essere me stessa, solo così potevo essere libera, per questo scrivo.
Molte volte pensiamo di essere liberi, oppure ci illudiamo che avendo il controllo sulla nostra vita possiamo essere felici, che poter fare da soli le nostre scelte oppure fare ciò che vogliamo sia esattamente ciò che desideriamo. Controllo, forza di volontà, precisione: tutte ottime qualità. Eppure sono così distruttive.
Critiche, disagio, apparenze, paura, ogni giorno una battaglia.
In realtà non è tanto, forse sono ancora in tempo. Per salvarmi, per scegliere la vita, ciò nonostante qualcosa mi blocca, come una voce di coscienza. La stessa che mi ha guidato durante questi mesi, quasi da diventare la mia migliore amica. Parla. Giorno e notte. Mi ha insegnato bene a dire di no, mi ha educato bene al vuoto. All'inizio sembra una cosa così innocente, anche quella voce appare talmente buona e sincera. Mi aveva promesso che mi sarei vista molto più bella, che sarei stata magra e sarei stata bene, finalmente, con me stessa. Io le ho creduto subito, debolezza? Forse, eppure sono abbastanza forte da continuare. Le motivazioni di certo non mancano, mi basta guardarmi per sentirmi pressoché un fallimento. Insomma ne vedo ogni giorno di esempi di perfezione, perfino a scuola me lo insegnano. Tutti quei modelli da seguire, virtù da possedere e coltivare, perché essere te stesso non puoi, significherebbe essere un reietto, essere diverso, essere sbagliato.
Ora mi accorgo di quanto sia facile caderci, mentre quanto sia difficile uscirci. Non basta volerlo una volta, devi volerlo ogni giorno, scegliere la via del ritorno ogni mattino quando scendi dal letto. Ma Itaca è troppo lontana e io stessa sono lontana dall'obiettivo.
Meno uno, ancora tanto. Meno due sì, ma non è ancora abbastanza, tre, cinque, nove. Non c’è più un numero, solo uno zero che si avvicina ma al contempo è parecchio distante.                               .                                            Una lotta continua dove il nemico è onnipresente. Mi dicono che è vitale, che il cibo è l’energia per il mio corpo. Ma perché mai dovrei alimentare qualcosa con cui combatto ogni singolo istante? Anche un solo boccone equivarrebbe ad ingoiare veleno, sarebbe da eliminare fino a farlo scomparire. Non importa se con lui scompaio anch'io.
Quindi ecco che si finisce nel vortice, che ti risucchia così forte che sembra di stare immersi nelle acque dell’Ade, a scontare una punizione originale sconosciuta. Una pena, come se necessitassi di sentirlo fino in fondo il dolore, nelle ossa sporgenti e nella pelle contusa. Da alunna diligente eseguo tutto ciò che la voce mi sussurra, suggerisce prima dolcemente e, successivamente, sempre più forte e fredda mi comanda. E’ così che mi vogliono, è così che devo essere.
Così piccola da non pesare più in ogni senso, in modo tale da non deludere più nessuno. Talmente magra da essere libera da ogni aspettativa che non riuscirei mai a soddisfare, perché non ne sono all'altezza. Libera dal mio corpo, libera di volare.
Molti pensano che la libertà sia essere soli e padroni di sé, mi sembra di avere entrambe le cose eppure questa è una prigione. Senza i colori di una volta con cui guardavo il mondo, le mie labbra rosse scarlatte, gli occhi sia dalla forma che dalla sfumatura nocciola. Senza i sapori famigliari dei croissant al cioccolato della domenica o l’aroma dolce e inebriante della crostata che amavo gustare in compagnia della nonna. E’ tutto sparito.
L’importante è apparire felici, giostrarsi bene nel proprio ruolo e nascondersi dietro una falsa maschera di effimere illusioni.
Sii bella e stai zitta. Così mi sono costruita attorno un muro per proteggere la mia interiorità in modo che nessuno fosse in grado di scalfirla. Sono una, nessuno e centomila volti, eppure nessuno di questi è più il mio. Ormai è smarrito. Volevo solo perdere peso ma tutto ciò che sono riuscita a fare è stato perdere me stessa.

Ly Anh Nguyen


mercoledì 3 febbraio 2016

I cambiamenti



Conto su questa scacchiera lo scacco matto fatto più volte. Tutte le pedine in vittoria. Quelle che restano indietro sono la malattia. Ho detto appunto che restano indietro, non sono fuori dal campo di battaglia. Sono tutti chiusi nello stesso perimetro. La differenza sta nello spazio e nella libertà con cui le prime si muovono rispetto alle altre. Non più una mente controllata da un mostro creato dalla sua stessa fame d'amore. I numeri non ti ingabbiano più. Smetti di punire te stessa infliggendoti digiuni e colpevolizzandoti per una fame che non vuoi avere.
Mi hanno chiesto se fossi consapevole che una volta uscita dall'anoressia, lei non mi avrebbe più toccata.
Ne ero consapevole? Mi chiedevo solo come fosse possibile mentre le labbra pronunciavano un sì.
Com'era possibile che qualcosa che aveva controllato la mia vita per anni d'un tratto cessasse di esistere? Una vita senza lei. Una vita con me.
L'avrei forse dimenticata? Ogni cosa si sarebbe azzerata e tutto sarebbe ricominciato senza il pensiero di relazionarsi con il mondo attraverso il proprio peso corporeo e il cibo?
No. Resta una porta chiusa nella mente. Un ospite al quale non rivolgi la parola. Lei non mi avrebbe più toccata perché io non glie l'avrei più permesso da quel giorno in poi.
E' il cane da guardia delle debolezze che l'hanno creata. Quando qualcosa dentro e fuori crolla lei abbaia, ma è al guinzaglio. Non può più mordere.
Qualcosa però viene polverizzato dal campo di battaglia, non esiste più: tutti gli atteggiamenti da anoressica nei quali ti rifugiavi. Il tuo “no” alle uscite, i tuoi “no” ai pasti, il tuo “no” al mondo. Smetti di pensare attraverso la malattia. Cessi di essere il suo filtro. Persino il tuo modo di vestire cambia per sempre. Gli abiti non sono più il rifugio dentro il quale nascondere il cibo a tavola. Nemmeno i bordi dei piatti lo sono. Non sei più Lei, le calorie e i numeri sulla bilancia non sono più il dizionario dei tuoi sentimenti, inizi ad essere te. La guarigione è questa tangibile libertà di vivere fuori da quelle catene che erano le tue stesse azioni e che al tempo stesso non ti appartenevano.
Rossella