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Questo spazio è dedicato a tutti coloro che vogliono CREARE UNA NUOVA CULTURA SUI DCA. Siete tutti importanti perchè unici, così come uniche sono le vostre storie e i vostri pensieri. Questo Blog resta quindi aperto a chiunque voglia proporre o condividere, perché Mi Nutro di Vita è di tutti ed è fatta TUTTI INSIEME.

lunedì 27 marzo 2017

Piano B


... E poi arriva il giorno in cui ti chiedono perchè tu abbia così tanta rabbia, nonotante le cose vadano bene. Ti domandi tu stessa perchè, se le cose vanno bene, non ti sei accorta che lei, Mia, si è insinuata nuovamente nella tua vita da qualche mese e te ne sei accorta soltanto dopo mesi che quel peso, per te esorbitante, te lo sei trovato lì davanti agli occhi... cazzo ma dov'eri, ma come hai fatto a permetterle di rovinare il tuo lavoro di mesi, anni, di palestra? Come hai fatto ad abbassare la guardia? Ed ora? Ti rendi conte che certo, va tutto bene... ma quel vuoto, quella paura di perdere tutto.... ti rimproverano di non saper approfittare del tuo presente, di non goderne, di preoccuparti troppo del tuo futuro.. e tu sei lì, con la testa su mille cantieri aperti che non sai come chiuderai e se ti basteranno i soldi per gli appalti che hai in mente... Quanto lavoro sospeso... tutto è precario intorno a te. e a cinquant'anni sei li che Mia ti è appiccicata addosso come un tattoo che provi a far tirare via e lo camuffi ma cazzo, lei è lì... eppure proprio ora che le cose andavano bene.... Quanto sia la difficoltà a gestire la tranquillità a concorrere nella "riacutizzazione" della bulimia, Dio solo lo sa. Scarsa abitudine a gestire il traguardo raggiunto? Può darsi, ma così abile a creare piani B che se non ce n'è uno da creare si va in ansia... ed eccolo li il vuoto bastardo che fagocita.... cazzo, 66 chili, erano a settembre... piano b piano b... ti rendi conto che se guardi il mondo nella prospettiva che Lei ti ha insegnato un piano B ti serve per tutto... dammi uno spritz, dammene un altro... ma come è finito, non importa mescola quel po di prosecco con un tot di campari che li finiamo... piano b piano b... a cinquant'anni un piano b? Ma che cazzo di piano b puoi avere a cinquant'anni?! Li hai finiti tutti, i piani b. E ora sei stanca. Mia non rompere, vattene, che è faticoso gestirti. E' faticoso sapere che ci sei e doverti cacciare ogni volta... e io sono stanca. Rabbia. Quale? Perchè? Rabbia perchè non vedi. Rabbia perchè non mi vedi. Rabbia perchè c'è sempre quella maledetta sensazione di arrivare dopo la fame in India e la cacca del cane. E allora eccola, la mia fame, che è destinata a non essere saziata mai. Nemmeno da un piano b eccellente piano di fuga. Dicono che ti sei abituata alla precarietà. Dicono che tutto alla fine non dipende solo da te. Certo, da te non dipende la morte altrui e lo sai bene perchè per una volta che non hai pulito la casa a dovere uscendo al mattino ti hanno chiamato che il tuo matrimonio era finito e la casa era piena di gente pronta a dirti che sei forte...Piano b piano b... Lui è nel Regno dei Cieli e dovrebbe essere felice... piano B piano B... e ora che ci sei tu finalmente ... piano B piano B e se finisce e se te ne vai e se me ne vado? Ecco, se io me ne andassi, semplicemente, sarebbe finita. E il piano B toccherebbe ad altri. E' ora di cena. E fuori è chiaro. Che si mangia?

Lavinia

giovedì 23 marzo 2017

Il mio vasetto rosso


Sono qui seduta con davanti a me un “semplice” vasetto rosso con dei cuori bianchi disegnati. Questo vaso non è un semplice oggetto, anzi è stato per anni un contenitore del mio dolore. Osservandolo, mille immagini che ho vissuto, mi passano per la testa; tutto il cibo che divoravo veniva vomitato qui. L’interno di questo vaso è arrugginito, e questo mi dimostra, mi ricorda ancora oggi, quanto è distruttiva, “corrosiva” la bulimia. Interi giorni passati a vomitare, a svuotare e a ripulire, questo vaso che veniva quotidianamente e per più volte al giorno riempito di vomito. Riempito dal mio dolore. Per poi essere nascosto perché nessuno doveva e poteva sapere che soffrivo di disturbi alimentari. La mia vita era fatta di programmi! Programmavo cosa, quanto dovevo mangiare e appena ingoiavo un boccone di più, il dolore mi massacrava e dovevo buttarlo immediatamente fuori attraverso il vomito.  
Ricordo molto bene quando un giorno mia madre scoprì questo vaso pieno di vomito; in quel momento avrei voluto uccidermi, morire perché non dovevo, non potevo rendere noto che stavo male. Provavo un dolore massacrante anche perché tutte le routine che accompagnavano i miei giorni, erano state scoperte. I miei genitori decisero di nascondermi questo oggetto che per me era diventato insieme alla malattia, un compagno di vita, un mio migliore e peggiore amico. Ma la compulsione in me era talmente tanta che lo ritrovai subito, come se fosse lui a chiamare me e io a chiamare lui. Erano momenti difficili, dove mi sentivo sola, l’unica persona della terra che era malata di disturbi alimentari, che non poteva parlarne con nessuno, perché nessuno poteva capirmi, nessuno poteva comprendermi!!
Stremata dal dolore, presi l’iniziativa di chiedere aiuto! Dopo 6 anni di malattia, decisi di mettermi in gioco, di provare a sconfiggere un mostro come la bulimia! Un percorso difficile dove ho dovuto fidarmi ed affidarmi a delle persone che erano in grado di comprendermi. Ho portato, grazie all’utilizzo della parola rabbia, dolore, odio, amore e nel tempo tutto è diventato consapevolezza di me, capendo chi ero e da dove venivo.
Osservandoti ancora, caro vaso, posso dirti che oggi faccio tesoro del mio passato, e sono orgogliosa del mio presente! Perché me lo merito un mondo pieno di vita e addirittura lui merita me! Senza l’aiuto della terapia, non avrei mai raggiunto lo stato di benessere che sento oggi! Un Grazie non è mai abbastanza!

Anonima

martedì 21 marzo 2017

Secretum



Secretum per chi la sente nascere dentro, la porta in grembo finché c’è spazio, la strozza nell’attorcigliarsi dello stomaco mano a mano che la propria massa si assottiglia, la fa salire al cervello e da lì non la controlla più, annega, scompare dentro e fuori poco più.  Secretum per chi la scorge, la osserva; per chi dall’esterno la vive e piano piano ne è a sua volta soffocato. Troppe le facce di questa bastarda riluttanza verso il cibo che altro non è che fame d’amore. Secretum per chi ogni giorno decide quante chilocalorie avrà la sua felicità da lì al prossimo balzo in giù, alla prossima abbuffata, al prossimo rigetto; per chi ogni giorno prima di mangiare, di bere, deve chiedere il permesso; per chi ha sempre più paura fino a non sapere nemmeno più di cosa; per chi inizia a controllare tutto senza capire che non sta controllando niente; per chi decide di scomparire per farsi cercare; per chi usa il proprio corpo come un manifesto; per chi davanti ai mali della vita si trova addosso il giubbotto dell'anoressia, della bulimia e in quel momento non può fare altro che credere che sia quello più onesto. 
Secretum per chi vede la figlia, il figlio, la moglie, il marito, la mamma, il papà, la zia, lo zio, i nipoti, Marta, Giulia, Federico, Matteo, Luca, Sara trasformarsi davanti ai propri occhi: Secretum perché la bastarda non fa distinzioni, perché è impossibile capire finché con quella non ti ustioni.  
Secretum per chi scorge anime acerbe e al contempo troppo mature,  nel mentre rifiutano l’essere e le loro vite troppo dure; anime che non sanno più cosa significhi il piacere, condividere, fidarsi; anime che rifuggono da ogni abbraccio e dai vestiti attillati, che hanno solo bilance e lassativi come alleati; anime che non sanno più nemmeno cosa significhi la musica e il verso senso del giocare, del danzare … anche se le si coglie sempre in allenamento e ne fanno tanto di camminare.   Secretum perché di primo impatto ogni parola si rivela sbagliata: dal <> al <>. 
Secretum perché non si sa cosa fare se si vede proprio figlio abbufarsi e poi vomitare o rifiutarsi totalmente di masticare. 
Secretum perché non è possibile scorgere come dietro e dentro a questi gesti non ci sia alcuna debolezza, ma una forza di volontà astrale anche se usata male, che da enorme potenzialità diviene arma letale. 
Secretum per chi, da un punto di vista un poco più lontano, crede che la colpa sia solo della società che sta sempre con il metro in mano, con la passerella piena di stecchi, con jeans taglia trentasei e canoni di bellezza ormai troppo vecchi. Osservazioni che non si possono né negare né contestare, ma che raccontano di stereotipi che da soli non possono bastare a spezzare 7 milioni di famiglie; a far ammalare 3 milioni di persone nel nostro Belpaese; a creare un arma che prima tra tutte uccide ragazze tra i 12 e i 25 anni e di cui la conoscenza reale è ancora tropo lieve. Se è vero che il 95% inizia con una dieta e che questi tempi vedono i numeri crescere con sproporzione, come mai successo prima di questo secolo  colmo di troppa ‘ragione’… forse non è solo per la televisione; ma perché le relazioni genitori-figli, uomo-donna, individuo-società … non sono in grado di fornire un’adeguata nutrizione. Forse ci sono più intoppi di quelli che vediamo e non solo perché abbiamo un cellulare in mano, ma perché ci siamo spinti un po’ troppo lontano … e non si possono lasciare alle spalle i valori fondamentali; i ritmi di lavoro umani; il mito dell’onesto al posto che quello del successo; il rispetto; il calore della famiglia; il supporto di una mano che non ti frega, ma ti piglia; la divisione tra ciò che è bene e ciò che è male … non può essere sempre personale.  Il corpo diventa per alcuni espressione di un linguaggio non verbale: rabbia che si crea e che rimane; conflitto tra desiderio e rinuncia; incapacità o impossibilità di trovare un proprio posto tra le braccia delle persone importanti, dentro a sé stessi, in mezzo alla collettività. 
Altra causa di quest’aumento che pace non si dà è la reticenza verso le cure: sempre più difficile a estirpare si fa questo male, nonostante l’età si continui ad abbassare, sempre meno decidono di collaborare.  Negare per continuare, per non voler guardare, vedere; negare perché a volte davvero non ci si accorge di quello che  sé stessi succede.  Però si continua a nascondersi quando è l’ora di mangiare, si dice di avere voglia di stare soli in camera per consumare e di voler vedere con quali ingredienti si sta per cucinare; però si continua a osservarsi allo specchio in modo ossessivo o viceversa non ci si vuole nemmeno avere un contatto visivo; però con gli amici non si ha più voglia di uscire e il peso continua a scendere … il rifiuto a salire; però magari la pasta  ‘può andare’, ma poi  si corre di là e che fine ha fatto non si sa.  Nessuno di questi sintomi è mai da sottovalutare, perché se è difficile curare, allora bisogna cercare di anticipare.  Anticipare, sì, significa occhi attenti per guardare e precocemente diagnosticare; ma anche un cuore grande per sapersi rapportare … per far sì che l’altro non senta il bisogno di fuggire, di scomparire, di controllare, di annientarsi o di annientare.  
Qualcuno disse “l’amore non cura, solo la psicoterapia può dare una strada sicura” , ma di fatto nessuna cicatrice si rimargina senza colui che con sapienza la ricuce… e se la tecnica dice come operare, l’affetto è l’unica strada che può spingere l’altro a camminare: questo in ogni momento della vita, prima che la bastarda dentro si insidi e diventi incancrenita; ciò non significa non ricorrere a un esperto, che è fondamentale e il più importante gesto, ma sapere che se si sceglie di camminare da soli sarà tutto più duro e mesto. 
Prevenire e guarire significa anche divulgare, informare, insegnare… oltre che non smettere mai di lottare. Ecco che il 15 marzo di 6 anni fa una giornata internazionale di istituisce: quella del Fiocchetto Lilla, voluta da un papà che ha fondato l'associazione “Mi nutro di vita” per ricordare la morte per mano della bastarda, della sua pupilla, che in una notte si è appassita. Una pupilla come quella di tante altre famiglie; il dramma che vivono genitori di tanti altri figli e figlie. 
E’ tutto dentro un fiocchetto: presente alle feste sulla giacca di ogni signorotto; posto sulle bomboniere di ogni gran evento;  in rosso significa “no AIDS”; in rosa o celeste è simbolo di vita.  E’ tutto dentro a un fiocchetto : rinascita e luce per chi scala sta salita.  E’ un fiocchetto lilla: unione tra il rosso, la passione, e il blu la determinazione; lilla, colore della magia … che ogni pregiudizio e molta ignoranza vuole portare via. E’ un fiocchetto che desidera dare una speranza, ricordare a chi continua o inizierà finalmente a lottare che c’è sempre un giubbotto diverso dai DCA da indossare… meno perfetti ci si potrà sembrare, ma sarà davvero questo il motivo per non avanzare? Tra le sfumature della diversità, in cui ogni personalità si cela, fuori da unico grigio spento… si troverà finalmente un vero cappotto per non farsi spazzare via dal vento. Poi, un pugno chiuso serve sempre e continuerà ad accompagnare, ma il pugno della mano di chi nel bene e nel male stringerà sempre e solo il soffio vitale. 

Sara Annibali

venerdì 17 marzo 2017

15 marzo 2017 a Genova




Genova, 15 marzo 2017
Caro Stefano, faccio parte del gruppo di auto aiuto "...in SOSpeso"  e ti scrivo di ritorno dall'incontro di oggi alla Berio, ancora emozionata.
Vi volevo ringraziare, per molte ragioni, ma soprattutto perchè oggi avete deciso di mettere al centro le persone che soffrono di questi disturbi, quelle che lottano, quelle che aiutano e quelle che trasmettono speranza, dando voce alle emozioni più che alle competenze professionali e mettendo in luce quel coraggio di mettersi in gioco senza il quale nessuna "cura" esterna è sufficiente.
Il nostro, come sai, è un gruppo sull'alimentazione incontrollata e so che sarebbe stato giusto ed utile oggi portare anche il nostro contributo. Una delle ragioni per cui non è successo, e qui parlo per me, è che una delle componenti "paralizzanti" rispetto all'esporsi in pubblico è la vergogna: vergogna per essere come non è esteticamente e socialmente accettabile, per apparire come persone "colpevoli" di non controllarsi e di fallire i propri obiettivi, vergogna per essere, infine, come non si vuole e non si accetta di essere.
Per questa ragione io, come molte di noi che soffrono anche di problematiche legate all'ipersensibilità, non riesco ancora ad espormi in pubblico direttamente e personalmente. Me ne scuso sinceramente, perchè so che è un grosso limite anche nei confronti degli altri, ma mi prendo l'impegno di trovare un modo per testimoniare anche questo aspetto dei disturbi alimentari e cercare di restituire fiducia a chi è ormai convinto di non avere alcuna possibilità di liberarsi del proprio peso ... sull'anima.
Veramente grazie per questo pomeriggio, verrò a trovarvi appena possibile, se vi fa piacere.

giovedì 16 marzo 2017

15 marzo 2017, VI Giornata del Fiocchetto Lilla



In questa Giornata, ragazza, vorrei farti vedere che si può stare bene, che è possibile tornare a sorridere ed essere per un attimo spensierati, che non ha senso odiare il cibo e se stessi, che rifiutando l’aiuto rifiuti la Speranza, la tua profumata giovinezza, il tuo sguardo fanciullesco,la possibilità di vincere contro questa malattia.
E poi tu, donna, che hai perso la tua strada: cammini senza meta, stremata, divorata
dall’ossessione, fragile come non mai… A te Vorrei sussurrare che esiste una via per la libertà, che qualcuno è disposto ad Ascoltare il tuo dolore.
Se solo poteste anche voi osservare un tramonto e rimanerne incantate, assaggiare i sapori della poesia, sentire le note dei vostri sentimenti, guardare al futuro con testa alta e coraggio, toccare le stelle e i vostri sogni. 

Oggi, 15 marzo, vorrei poter dire a ognuna di voi che arriverà il momento di svolta, diventerete anche voi Animi puri e affettuosi, corpi di giovani e donne pronte a lottare, menti decise e sicure: con un unico obiettivo, riconquistare la Vita.
Così deve andare, siete persone importanti come tutti gli altri, meritate anche voi una carezza, un’attenzione, qualcuno che vi tenga la mano.
Non potrà essere per sempre buio e solitudine, non potrà continuare a vita questo dolore
paralizzante.
Il sole sorgerà, è una promessa.
 
Alessandra Pollazzon

domenica 5 marzo 2017

Lettera a Giulia - VI Giornata del Fiocchetto Lilla




Cara Giulia,
la tua storia ha segnato l'inizio di un lungo viaggio e scriverti questa lettera non è semplice, perché fa luce su una ferita dolorosa, che si riapre ogni volta che sappiamo di ragazze e ragazzi che soffrono, ma che con il nostro amore e impegno stiamo cercando di cicatrizzare.
Non ti abbiamo mai conosciuta di persona, ma conosciamo molto bene il male che ci accomuna e che ha spezzato la tua giovane vita, nonostante tu non avessi mai smesso di lottare per uscire dall'incubo della bulimia. E’ questo, cara Giulia, l’insegnamento prezioso che ci hai trasmesso, perché oggi il 15 marzo, proprio il giorno in cui il tuo cuore ha smesso di battere, è diventata la Giornata simbolo della lotta che per te, in tuo ricordo, tutti noi cerchiamo di portare avanti, perché i Disturbi Alimentari non vengano più considerati disturbi di "serie B" e perché le istituzioni sanitarie prendano atto della gravità e del rischio a cui una persona va incontro quando si ritrova preda di queste malattie.
Affinché il 15 marzo sia oggi, domani e sempre, perché ci ricorda quanto l’amore di un genitore per la propria figlia possa essere grande; quanto il coraggio di un genitore possa restituire speranza e fiducia a chi ogni giorno lotta contro questo male subdolo, che divora l’anima; quanta vita possa rinascere dal saper trasformare il dolore vissuto, a cui si è sopravvissuti; e quanto importante sia parlare, raccontarsi, dare voce alla propria sofferenza per riscoprirsi vivi nel piacere di condividere, le proprie gioie ma anche i propri dolori, anziché farsi scudo con le proprie cicatrici e rifugiarsi nell'isolamento. Ci siamo nascoste dietro nuvole di paure per troppo tempo, sedute in angoli di solitudine convinte di non essere abbastanza per splendere. Poi abbiamo imparato a guardare oltre gli occhi colmi di insicurezze e ci siamo aggrappate ad un piccolo fiocco, un'àncora, una catena umana creata per squarciare in due lo scudo di silenzio dietro cui si nascondono i disturbi alimentari. Quel fiocchetto ha creato un doppio nodo con il quale ci teniamo legate alla vita, per la vita. E' amalgamando le nostre storie alla tua, i nostri sorrisi al tuo, che abbiamo creato un rifugio più forte dei disturbi alimentari: quello dell'amore, della presenza.
Oggi il simbolo della nostra lotta, il fiocchetto lilla, è un crocevia di storie di vita, destini che si incrociano per riscoprire insieme quel senso che la malattia sembra essersi portata via. E' un coro di tante voci che lanciano un messaggio di sensibilizzazione volto soprattutto a restituire la giusta dignità e il giusto rispetto a quel dolore di cui troppo spesso non sembra essere meritevole.
Storie e voci di persone toccate in maniera diversa dai disturbi alimentari, ma accomunate da un unico importante obiettivo: lottare per la vita, una vita fatta di quotidianità e non di sintomi.
Storie e voci che tracciano un cammino fatto di parole, condivisione e unione, e che passo dopo passo stanno dando forma a nuovi sentieri, dove la luce fa sempre più spazio nell'ombra di quelle barriere duramente conficcate nel terreno arido della solitudine, perché ognuno di noi testimoni porta nel proprio bagaglio parole rivelatrici: parole come fondamenta e mattoni di un contatto in grado di accorciare distanze apparentemente invalicabili.
A te Giulia, questa giornata, per non dimenticare.
E a papà Stefano, la nostra stima e ammirazione, e un grazie di cuore. Grazie perché oggi non siamo più sole, siamo tutte unite in un cuore lilla che batte all’unisono. Questa unione è la nostra forza, è la forza che alimenta il nostro impegno per sensibilizzare e informare chi ancora non conosce questi disturbi, per infondere la speranza che questo dolore può avere fine in chi fatica a trovarla. Il “nostro” fiocchetto lilla ci ricorda che la speranza no, non deve morire, mai. 

Francesca, Rosy, Rossella, Sandra

giovedì 2 marzo 2017

Il faro


Oggi stavo cercando dei documenti che mi servivano e, inaspettatamente, mi sono trovata tra le mani una lettera che avevo scritto un po' di tempo fa. Questa lettera l'avevo  indirizzata a una parte di me molto critica, severa, punitiva. Per anni ho chiamato questa mia parte  la " Signorina Rottermaier ". Questa lettera l'ho scritta in concomitanza anche con il trasloco di casa  fatto in quel periodo   ...Quindi per me ha un significato doppio .. Voglio condividere questa lettera con tutti voi,

Cara ex Signorina Rottermaier, da oggi per me sei il mio faro. È incredibile per quanti anni ti ho vista e considerata mia acerrima nemica. Oggi invece, ti ritrovo a sentirti e vederti sotto un'altra veste.  Quante battaglie abbiamo affrontato insieme io e te. Ti ricordi?  Piangevo, volevo stare a casa, volevo più e più volte gettare la spugna. Ma tu eri lì. Ferma. Decisa. Risoluta a dirmi perentoriamente di non mollare...di andare avanti...di insistere perché io dovevo e potevo farcela... E che dire dei momenti di sconforto e soprattutto di quei momenti di profonda angoscia ? Tu eri sempre lì, presente, rigida, severa, controllata. Pronta a spronarmi. A pungolarmi. A infastidirmi. A non farmi mai cadere l'attenzione verso l'oblio... Quante volte ti ho odiato. Si.  ODIATO!!!!!! Odiato
per la tua severità...Odiato per il tuo dito perennemente puntato contro....Odiato per avermi fatto sentire piccola ( quando invece era la paura ad essere grande).. Più volte ho pensato che tu lo facessi perché ti divertissi a farmi male. Più volte ho pensato che tu volessi punirmi. Quante volte ti ho chiesto di smetterla di castigarmi. Smetterla di avercela con me. Ma tu noooo....Tu nulla... Tu imperterrita sembrava non mi ascoltassi. Ho creduto che tu godessi a vedermi soffrire, lì, imprigionata all'interno di quel vortice chiamato bulimia e anoressia. Solo oggi ho capito che dentro a quella mia sofferenza  c'eri pure tu.. Anzi. Tu eri la parte che soffriva di più perché a te non era permesso di piangere. Si, perché se avessi pianto, se avessi ceduto pure tu, chi mi avrebbe portato fuori dalle spire della malattia?  Che gioia immensa ho provato oggi quando in un attimo, mi sei apparsa per quello che sei stata sempre per me: il mio FARO!!!, la mia guida, il mio consigliere fidato. Altro che Signorina Rottermaier. In quell'attimo, quanto amore ho provato per te. Tu, che mi sei sempre stata  vicina e non mi hai mai abbandonato. Certo. Allora forse mi serviva essere spronata in modo energico, ma oggi....da oggi ti chiedo se puoi usare un altro linguaggio con me. Un linguaggio di amore. Sì, perché ora lo so che non mi sei mai stata contro.....Il mio FARO.....Che effetto mi fa sapere che il faro è stato ed è tutt'ora dentro di me. Mi ritorna in mente una frase scritta in molti testi spirituali: " Tutto è già dentro di noi, basta andare a togliere i vari strati sotto i quali andiamo a nasconderci. E li, troviamo la nostra natura illuminata". E lo strato che ti andava a coprire era lo strato della severa punizione. Della profonda mortificazione. Del continuo dito puntato contro. Oggi, tolto queste vesti, ecco che mi sei apparsa per quello che eri e che sei : un FARO....Ma ora basta usare questo linguaggio dualistico. Basta usare il tu e l'io. Perché io e te siamo un'unica cosa e insieme vogliamo la stessa cosa: l'amore. Vivere senza troppa sofferenza. Sapere che ogni evento può essere vissuto da diverse prospettive. Sai, anche questa nuova casa mi sta aiutando a raccogliere  tutti i vari pezzi, idee, concetti di me che nel tempo avevo sparso in vari luoghi. La casa dove vivevo prima, quella casa così piccola, sembrava quasi un nascondiglio. Non era la mia vera dimora. Era talmente piccola che tutte le mie cose, dato che non c'era spazio, erano sparse ovunque ( un pezzo a casa di mamma, un pezzo a casa di mia sorella, un pezzo in palestra......) non ci capivo più nulla. Ma io dov'ero realmente? Quanta confusione. Quanto vagabondare. Me ne rendo conto ora di quanto la mia anima fosse andata in frantumi. Venendo a vivere in questa nuova casa, è come se ogni pezzo avesse trovato finalmente il suo posto. Come un mosaico. Tutto si è unito in un quadro dal titolo " vita".  Ecco come mi sento ora. Viva e unita... Era inevitabile che dovessi scontarmi con te mia cara ex Signorina Rottermaier. Tu che mi hai sorretto e sostenuto in tante battaglie ora mi stai dicendo: " come, non vorrai mica ora accantonarmi in un angolo?" No mio caro faro. Non ti accantono. Perché tu sei parte di me. E con me ci sarai sempre perché è tanto ed è importante ciò che abbiamo condiviso insieme. Solo che da oggi useremo un solo linguaggio per comunicare: il linguaggio dell'amore. E l'essere venuta in questa nuova casa, è in realtà l' essere tornata a casa. Sì, mia carissima Signorina Rottermaier, ora ti ho riconosciuta, sei il mio FARO. Ben tornata a casa. Ti voglio bene.

Francesca