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Questo spazio è dedicato a tutti coloro che vogliono CREARE UNA NUOVA CULTURA SUI DCA. Siete tutti importanti perchè unici, così come uniche sono le vostre storie e i vostri pensieri. Questo Blog resta quindi aperto a chiunque voglia proporre o condividere, perché Mi Nutro di Vita è di tutti ed è fatta TUTTI INSIEME.

sabato 31 marzo 2018

Una possibilità di comprendere


Sono entrata in punta di piedi. Due passi alla volta, nel mezzo mille sospiri. Eppure quelle stanze le conosco da sempre. Ci sono cresciuta. Mamma mi ci portava da bambina e dopo l'università quel luogo è stato il mio primo posto di lavoro. Un centro ricreativo per adolescenti, situato in un angolo di paese tra canali e ponti. Lì, tra le pareti colorate trovo ragazzi e ragazze coi sogni intatti, con gli occhi aperti verso un mondo che profuma di insicurezze certe e di sicurezze incerte. Quel posto è parte del mio passato. Del mio intervallo di tempo spensierato.
Ci penso ora mentre getto inchiostro nero sul foglio che tra quei tavoli ho respirato pace, pane e cioccolato. Quel posto è stato tempo e spazio tra la mia seconda e terza ricaduta.
Ora ci ritorno per tentare di parlare ai ragazzi di Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA).
Ci voglio provare. Un inizio amaro che poi ha lasciato spazio ad una bella fetta di adrenalina e spontaneità.
Per loro DCA sono celiachia e intolleranze. Spiazzata. Pensavo che "qualcosina" di più sapessero. Poi ho pensato che potevo, con umiltà, offrire a quei ragazzi la possibilità di iniziare a comprendere. E questa immagine oggi mi riporta a loro. Una minuscola goccia d'acqua che rende pianta un frammento di seme. E tra quei semi è arrivata lei, proprio come me, in punta di piedi. Ha letto il volantino dell'iniziativa. Si racconta. Le dono il mio fiocchetto lilla. E tra i suoi boccoli neri, vedo la sua forza e il suo coraggio intrecciato ai suoi fragili 17 anni. È diventata il mio "Buongiorno" quotidiano ogni mattina.
È una...ma è già VITTORIA.

Roberta 

 

mercoledì 28 marzo 2018

L'altra te



Nascosta
Sotto una corazza di incertezze
Vive la tua parte opposta
Che trionfa su dubbi e insicurezze.
Non puoi liberarla senza soffrire
Maledetta paura di poter guarire
Il cuore è in preda
Ad un oceano di sentimenti,
E basterebbe solo che tu creda
Nei tuoi mezzi che sono potenti.
Due persone opposte nella tua mente
Fanno a gara per chi vince e chi perde
E quando solo la corazza verrà infranta
Conoscerai le bellezze e le virtù che la vita vanta.
Nascosta
Nel profondo del tuo cuore
Sopravvive la speranza malriposta
Di un'esistenza senza dolore.

Elisa Sossi 

 

martedì 27 marzo 2018

Il dolore che diventa forza.


La malattia mi ha tolto molte cose, ma uscendone mi ha lasciato dei doni.
Uno di questi è il rispetto del dolore.
Dal vuoto è nato il desiderio di essere Viva, di sorridere, di credere nei Sogni.
Si può sorridere anche se ho una profonda ferita.
Si può camminare verso un nuovo orizzonte anche se la malattia ha amputato il tempo nella mia Vita.
La malattia quando sono guarita mi ha restituito una lente attraverso la quale ricominciare a guardare il mondo e me.
Non importa se ho un corpo obeso o un corpo ancora troppo esile, guardo la luce nei miei occhi, ascolto le mie parole, vivo le mie pulsioni e mi sento a casa.
Vedo il mio sorriso e sento la mia voce calma e la corazza che ho costruito sulla mia pelle non urla più la brutalità della malattia.
Ho sempre cercato una verità che mi strappasse dalle catene, dalla mia gabbia!
Non c'è nessuna verità che pulisca il dolore e lo cancelli per sempre.
Ma c'è una verità che nasce da un dolore e diventa forza, ed è quella verità che ti libera!

Clara
 

domenica 25 marzo 2018

La Strada


Respiro, è tutto ciò che ho,
mi sento, staccata da me stessa. Nessuno lo sa.
Sono, fuori, là in alto, o forse in basso.
O… No. Non mi trovo.
Sono trasparente, la gente mi attraversa,
non mi riconosco.

Chi sono?

Lo sguardo è vuoto,
trafitto da pensieri agghiaccianti.
Lo specchio mi rimanda un'immagine di nulla.
Ieri ho vomitato,
e dentro c'era la mia anima.
Sento scivolarla dal cuore,
un cuore non battente.
Ho mangiato aria. Stanotte.
Ho contato tutte le mie ossa.
Lascerò questa sedia. Consapevole.
E racconterò chi sei. Ti tratterò come tale,
una malattia.
Stavolta la morte non avrà anche me.
Respiro, mi sento viva.
Stanotte si accenderà il Sole.

Sentirò la strada sotto i piedi
E sarò, Libera.

Roberta Vasselli

sabato 17 marzo 2018

Un piccolo prezioso miracolo della vita


Ciao! 
Sono una ragazza di 29 anni e ho sofferto di anoressia nervosa. 3 anni fa, con tanto dolore e tanta ma tanta paura, ho accettato di essere ricoverata per 6 mesi presso il CDA di Gussago (Brescia) nella speranza di uscire dal buio in cui ero sprofondata da mesi. Chi non ha mai sofferto di un disturbo del comportamento alimentare non può capire cosa significhi...per quanto un amico, un genitore, un fidanzato, un fratello o una sorella possa essere stato vicino a una persona che ne soffre o ne ha sofferto, non potrà comunque mai comprendere fino in fondo...e non gliene si può fare una colpa! 
  Per questo vorrei ringraziarvi per tutto quello che fate per le splendide persone che stanno affrontando questa malattia e si sentono perse, distrutte, soffocate da un qualcosa che non riescono a spiegare e che sembra essersi impossessato di loro e della loro vita....per quelle persone che si sentono sempre sbagliate, che credono di non farcela e si chiudono in bagno a piangere e vomitare e che spesso non hanno nemmeno più lacrime da versare...per tutte quelle donne e quegli uomini che vorrebbero solo poter mangiare un pezzettino di pane senza sensi di colpa perché lo desiderano, lo sognano a occhi aperti tutte le notti perché gli altri credono che non abbiano fame, ma la verità è che stanno letteralmente morendo di fame... Grazie di prendervi cura di tutti noi!!!!
  So che vi potrà sembrare assurdo ma oggi posso dirvi che mi ritengo fortunata...ho affrontato un lungo percorso e ho imparato cose che altrimenti non avrei mai imparato. Non mi vergogno di quello che ho passato, anzi. La malattia non sparisce mai del tutto...quel Demone che sentiamo dentro di noi rimarrà sempre. Bisogna solo fermarsi a guardarlo in faccia, addomesticarlo, coccolarlo, farselo amico...si, perché è proprio grazie a quel piccolo Demone che vive dentro di noi che possiamo diventare capaci di cose straordinarie...è grazie a lui che possiamo imparare ad amare di più noi stessi, capire che si può essere felici per niente: per una bella giornata di sole, per la neve che casca sul naso mentre teniamo per mano la persona amata, per un buon gelato gustato con un amico, per il profumo dei fiori in primavera o quello del caffè di primo mattino, per una passeggiata o una corsa all'aria aperta, per un bacio, un abbraccio, un sorriso inaspettato...
  Quante persone possono dirsi capaci di vedere sempre il mondo con lo stupore degli occhi di un bambino? Quanti riescono a meravigliarsi per il volo di una farfalla o la bellezza del sole al tramonto? Quanti riescono veramente a capire che la vita è un dono stupendo e da apprezzare in ogni suo dettaglio?? Beh, noi siamo tra questi pochi fortunati... La gente crede che siamo fragili, deboli, ci guarda con tristezza, compassione, perfino con cattiveria a volte...ma non si rende conto di ciò che siamo veramente: un piccolo prezioso miracolo della vita!
  Sono ormai mesi che coltivo un piccolo sogno: quello di partecipare a una maratona e dedicarla a chi soffre di queste malattie. Spero di riuscire con tutto il cuore a prendere parte alla maratona di Milano dell'8 aprile...non so se riuscirò per questioni economiche perché tra tesseramento, certificati e iscrizione il costo non è indifferente (quasi 200€) , ma vi prometto che se ce la farò dedicherò a voi tutti la mia piccola impresa e correrò con il fiocchetto lilla ben in vista nella speranza di riuscire a finire tutti i 42 km e dimostrare a me stessa in primis che niente è impossibile!!!

GRAZIE ANCORA DI CUORE.
Con affetto,
Annalisa

lunedì 12 marzo 2018

Chi non combatte, ha già perso.



Il 15 marzo sarà una giornata importante, non solo per coloro per cui quel fiocchetto lilla è diventato uno splendido simbolo che ha coperto delle grossi cicatrici, ma perché chiunque deve essere consapevole della battaglia che tanti stanno combattendo, hanno combattuto, ma soprattutto che tanti non se ne renderanno ancora conto, ma hanno vinto.
Ho sofferto 7 anni di DCA, di cui uno di anoressia nervosa e 6 di bulimia nervosa. Mi sono dilungata più e più volte parlando di anoressia, di quel paradossale ossimoro di un corpo invisibile che nei peggiori dei modi chiedeva di essere visto, dei siti Pro-ana, del perversissimo gioco sado-masochista che ti mangia letteralmente la dignità, e ancor di più la vita.
Forse non ho mai parlato di quanto la battaglia più meschina fosse stata la bulimia, quel mostro che era diventato la più grande menzogna che ho raccontato a me stessa e agli altri, quella che fisicamente mi ha lasciato i graffi minori ma che mentalmente ha distrutto ogni mia certezza. Sapete, la bulimia è una grande maschera, e per me è quella più beffarda, quella che finisce per prendere in giro non solo gli altri, ma te stessa.
 La bulimia è perversa, la bulimia è socialmente invisibile. La bulimia per gli altri forse non ha nemmeno un nome, anzi è una serie di paradossali “complimenti” del tipo “aaah ora sì che ti vedo bella in carne, stai bene con queste COSCIOTTE adesso”. Nel frattempo una anoressica non ancora sufficientemente pentita ti fa un sorrisetto bozzato, e potesse entrerebbe da un macellaio e si farebbe tutta a pezzetti. La bulimia è quella che ti porta a ingozzarti come un facocero, mischiando alimenti che forse con un po’ di audacia in più mi avrebbero fatto vincere Masterchef. Ma no, il tuo premio non sono 100mila euro in gettoni d’oro. La tua punizione si trova forse a dieci metri da te, e si chiama gabinetto. O meglio, si chiama “vomito autoindotto”.
I centomila euro dicevamo? Ah si giusto... il bisogno che qualcuno ti dica che tu abbia fatto un buon lavoro. Come? Dicendoti di ESSERE BELLA. A te non importava altro. Ed è lì che ho fatto il più grande torto a me stessa, il desiderio che tutti potessero condividere e soprattutto dare senso a questa mia battaglia. Ma gli altri cosa ne potevano sapere? Forse era colpa mia che mi ero ridotta a questo piccolo meschino quotidiano? Cosa ne potevo trarre? Beh poco o niente, se non una collezione di incontri andati a male, una sfiducia e un investimento sempre minore nelle relazioni e soprattutto una profonda rabbia, che non potevo più esprimere a parole, ma si autoalimentava in questo maledetto circolo vizioso. La rabbia ha una connotazione psicologica molto semplice: la rabbia significa “mancato riconoscimento”. Mancato riconoscimento del mio corpo, o della battaglia che Francesca stava affrontando? Di tutto ciò che lei non aveva mai detto? Della storia che dalla nascita si portava alle spalle? Ma in fondo, io che cazzo facevo capire di Francesca? Dovevo mettere una nota con annessa la mia anamnesi a ogni cosa contorta che facevo? Mi piace credere che ogni storia abbia a suo modo un lieto fine. Nel mio non è stato il principe azzurro a salvarmi,ma una dannata volontà, quell’animale istinto di sopravvivenza che mi ha portato lungo una strada un po’ meno tortuosa. Alle porte del sogno ho trovato due mani pronte ad accogliermi, chissà se mi hanno trovato o mi sono fatta trovare io. Io non ho più bisogno di perdonarmi, forse per una volta parlerò con una tenera compassione a me stessa, forse ho solo bisogno che anche tu Matteo, mi perdoni un po’ per questa fragilità che mi ha portata a discostarmi dalla narrazione della mia vita che avrei sempre voluto.
Ragazze, ragazzi: se solo state facendo qualcosa per voi stessi, state già combattendo più di quanto voi crediate. Parlate, abbiate la forza di urlare al mondo il vostro dolore: nessuno si salva da solo, chi combatte rischia di perdere. Chi non combatte ha già perso.

Francesca

venerdì 9 marzo 2018

Guarire si può!


Guarire si può!
E’ una certezza, lo sento, lo vivo.
30 Ottobre 2017! dopo 20 anni di malattia per la PRIMA volta sento queste parole GUARIRE SI PUò! rivolte a me… proprio a ME, Micaela! condannata fino a quel momento dalla sentenza DCA CRONICA.
30 Ottobre prima serata in cui partecipo al ‘laboratorio’di condivisione e auto-mutuo-aiuto dell’Associazione Mi Nutro di Vita, le prime persone (a parte la mia famiglia e il mio compagno Massimo) che riescono a guardare al di là della malattia e con semplicità parlano a Micaela persona, direttamente al mio cuore.
Non mi hanno più lasciata! Mi stanno accompagnando, tutti INSIEME, in questo cammino… Sono con me, a volte non è neppure necessario la presenza fisica, basta fermarmi e sentire e loro ci sono, come la mia famiglia e chi mi vuole bene. Li ho tutti dentro e mi sento forte!
Sto tornando a casa, nella mia anima… anzi forse ci sono già! certo devo ancora fare un po di pulizia, ambientarmi, imparare gentilmente ad ‘abitare’ me stessa in amicizia, ma Micaela c’è!
Non biasimo chi guardava solo la malattia, perché io per prima credevo di essere ‘un DCA’ e nient’altro, qualcosa che non avrebbe mai potuto cambiare, qualcosa che ‘non funzionava’ dentro di me, non ero come le altre persone, non riuscivo a essere ‘normale’, a vivere, a esserci.
Grazie a TUTTI ho iniziato anche io a guardarmi con occhi diversi, ad andare al di là della malattia e a guardarmi dentro… non è facile c’è dolore, tristezza, rabbia, rancore e sensi di colpa… ma tutte cose che possono essere lasciate andare… piano piano ogni tanto qualcosa si scioglie, ogni lacrima, urlo, esplosione è una trasformazione, qualcosa cambia e il cuore si apre, si libera e c’è Micaela!
Micaela c’è già, la vedo, ora che riesco a guardarmi con quegli occhi non giudicanti, gli occhi di mia mamma, delle persone che mi vogliono bene, di tutti di Mi Nutro di Vita, delle persone che vanno al di là dell’apparenza.
Chi sono senza malattia? Micaela ecco chi sono! non c’è niente da cercare, da costruire, ruoli da interpretare, regole da seguire… ‘semplicemente’ lasciare andare ed essere me stessa.
Lasciare andare non significa far finta di niente, rinnegare! non significa vittimismo o giustificarsi, piuttosto fare spazio alla libertà, libertà di me stessa e degli altri. Non è rinascere ma nascere ogni momento per continuare a camminare, a trasformare, addolcire accettando con consapevolezza il passato, le parti di me stessa che mi hanno fatto soffrire, i graffi, le ferite, le parti ruvide e dure che stanno cominciando a trasformarsi, le mie fragilità che ora vedo in modo diverso. Tutto fa parte di me, e non ci sono solo cose brutte! c’è una luce, la luce che abbiamo tutti! quella è il faro che seguo, la direzione che indica al mio cuore dove andare e cosa fare.
Lasciare andare è la libertà di sapere che posso scegliere! Il dolore, le difficoltà esistono ma posso scegliere come reagire perché niente è così per sempre. La vita è un continuo cambiamento, ogni istante imprevedibile… ed è meravigliosa per questo. Ci sono le tempeste, il freddo, il ghiaccio ma quando meno te lo aspetti il sole, il caldo, il vento tiepido. Non si hanno certezze, non si può avere il controllo, e spesso anche l’impegno e la volontà non sono sufficienti, ma l’importante è esserci! Questo per me è già aver vinto, ci sono, Micaela c’è, così com’è! Anche quando è difficile, quando fa male, quando si stringe forte forte lo stomaco e ho paura, e mi sembra di non riuscire neppure a respirare, quando piango e soffro, c’è un leggero, timido sorriso perché so che ci sono, che mi sto permettendo di sentire, di essere viva.
Non mi travolgono più le cose brutte, non ho più così paura, c’è un’atmosfera di pace e forza che mi accompagna, di consapevolezza e amore! Tutte quelle persone che credono in me e mi hanno vista, sono dentro di me! Questa è la Vita, misteriosa… non si può avere la pretesa di capire tutto, spiegare dolore, freddo, ferite… ma ha così importanza sapere il motivo? la Vita è un mistero e mi piace esserci, danzare anche se non conosco i passi… e se sbaglio sorrido e mi prendo in giro… chi se ne frega! un po di leggerezza e ironia! Sono anche questa! La perfezione, se esiste, è staticità e adesso voglio muovermi, camminare, vivere, inciampare, piangere e poi ridere perché per quanto intenso sia il dolore si può lasciare andare e trasformare, posso addolcire le parti ruvide e proteggere le mie fragilità in modi salutari, senza scappare alla Vita, ancorata qui.
Non ho più bisogno di chiudermi nella gabbia del DCA, perché lì dentro non arriva mai il sole, il caldo, la bellezza, non è una protezione. I pensieri ossessivi, che occupano la mente costantemente, spariscono; gli schemi automatici cambiano perché non hanno più senso. Quella gabbia era fatta solo di pensieri, illusioni, favole che si raccontava la mente! Storie solo pensate, non basate sulla realtà, sull’esperienza, sulla Vita.
La sofferenza da cui sono fuggita non era il Mondo intorno a me, ma quello che io ‘credevo’ di quel Mondo prendendo per veri quei pensieri illusori. Come se i miei occhi vedessero attraverso filtri che distorcevano la realtà, tolti quei filtri i pensieri uno alla volta si mostrano per quello che sono… pensieri e non hanno più forza, non condizionano più i miei comportamenti. Vedo la Vita per quella che è, e me stessa per quella che sono. ‘Normale’ e speciale come chiunque altro, non c’è niente che non funziona in me.
Dico Si alla Vita!
Guardandomi con quegli occhi puri sto riuscendo ad avere fiducia in me stessa e nel mio corpo, anche lui ‘normale’ come quello di tutti; mi ascolto e sento e tutto viene da sé, seguo quella luce. E’ difficile,  sono insicura… starò sentendo giusto?... sento… questo è importante non c’è un giusto o uno sbagliato, non può succedere niente di così brutto come stare in quella gabbia!
E’ una malattia e non la sottovaluto, mi fa PAURA, tanta! ma questa paura è un monito per cominciare ogni momento ad alzarmi e lottare, con forza e stabilità, sempre. Non è mai troppo tardi per ri-cominicare non da sola, ma INSIEME! insieme a tutti chiedendo aiuto e appoggiandomi ai medici, alle persone che mi vogliono bene… senza più vergogna, senza paura di disturbare o di non meritare.
Non conosco il cammino, ma basta alzare lo sguardo e vedo la luce, la direzione da seguire. Non è facile, ma la forza è dentro di ME, è tutto dentro di ME, c’è già tutto per essere felice, ho tanto! Sono grata per tutto!
Cosa fare per trasformare i sensi di colpa e i giudizi negativi che ho di me stessa? Con umiltà sorridere andare avanti, amarmi, questo è quello che posso fare per dire grazie! Grazie alla Vita perché ci sono, così come sono anche per quei 20 anni! alla mia famiglia che ha sempre creduto in me, a Massimo, a tutti di Mi Nutro di Vita che per primi mi hanno dato la possibilità di GUARIRE.
Grazie per quello che fate, grazie per l’impegno, la forza e il coraggio che avete di andare avanti.
Nessuno si salva da solo, INSIEME guarire si può!
Micaela c’è

sabato 3 marzo 2018

D'improvviso la consapevolezza



E non si tratta più di semplice rinascita.

L'ho capito appena qualche istante fa, mentre lasciavo che un getto d'acqua calda coccolasse il mio corpo.

Assurdo, non é vero?

Ho sempre creduto che quel termine fosse appropriato, poiché si ritiene comunemente che esso alluda ad un ritorno alla vita in seguito ad un periodo buio, morto. Tuttavia ho riflettuto a riguardo ed ho trovato delle incongruenze fra questa definizione ed il mio percorso. Se pensiamo attentamente, ci accorgiamo che per nascere di nuovo é necessario morire e, come sappiamo, la morte annulla e cancella il proprio essere.
"Quando noi viviamo, la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi.", sosteneva Epicuro. Di fatto è proprio così: morire ci disintegra e non ci permette di mantenere alcun ricordo di ciò che è stato. E nel caso, poi, che si rinasca davvero, cosa resta del passato? Cosa resta dell'altra vita? Non possiamo più giovare degli insegnamenti precedenti, né delle esperienze. Non sappiamo più quali erano stati i nostri sbagli, non ci conosciamo più così a fondo. Veniamo resettati e rigettati nel mondo senza guida alcuna, senza ricordi. Non ripartiamo da zero, ripartiamo dal nulla.

Ecco perché non posso più affermare che la mia sia una rinascita.

Io ricordo tutto: il dolore, le lacrime, il freddo sulla pelle, i muscoli deboli, la stanchezza. Ma anche la soddisfazione paradossale che quel male mi suscitava, i numerosi modi per sabotare la mia esistenza, le bugie, le finte vittorie.
É tutto vivido nella mia mente.
Vivido come il giorno che ho detto basta, che ho deciso di amarmi un po' di più e di lottare per risalire la vetta. Ricordo ogni tappa del mio cammino, ogni ostacolo abbattuto, ogni traguardo raggiunto. Ricordo me stessa all'inizio e mi abbraccio sul finale.

Io non sono rinata, io mi sono trasformata ed ho mutato il mio essere; sono cresciuta, maturata e migliorata. Ed Il mio passato resta lì, in un cassetto. Non si vede, ma c'é. Non è morto, né annullato, né rinnegato. Fa parte di me e mi accompagna silenzioso. Silenzioso, perché ho avuto la forza di zittirlo e di convincerlo a rispettare una certa distanza di sicurezza. Rimane lì, irremovibile, ma io scelgo ogni giorno di non sceglierlo. A volte riaffiora, eppure decido di sfruttarlo miseramente per capire di essere cambiata. Non mi spaventa più, se intende manifestarsi é libero di farlo: io sono qui e lo affronto.

Non sono rinata, mi sono evoluta. Come una farfalla.

Adesso ho ali colorate fatte di sogni e speranze, volo tra cieli azzurri e tempeste, mi addentro nella vita come se quest'ultima fosse un infinito giorno da consumare e assimilare.

E non importa quando arriva la notte, so tenermi compagnia.

Giulia Marino

giovedì 1 marzo 2018

Un anno di vita, un anno di me.


Vi seguo da "lontano" .
Abito in provincia di Como.
Ho 34 anni, e per venti lunghissimi dolorossissimi anni ho sofferto di disturbi alimentari. A 12 anni mi sono ammalata di anoressia. Rovinosamente. I miei genitori molto lontani ed estranei a questo mondo, mi hanno al tempo portata da una psicologa per una decina di sedute. Una psicologa "generica" ..come la chiamo io al giorno d'oggi..

Anoressia mai curata, mai guarita. Anima logorata. Dispercezione del mio corpo.
Sfociata dopo tre anni nell'oscurità della bulimia. Silenziosa. Latente.
Per vent'anni mi sono chiusa in questo mondo. Unico mondo che sin da bambina conoscevo.

A Marzo festeggio un anno di me. Un anno di vita.
Nel marzo di un anno fa ho deciso che se nessuno fino ad ora si era mai preso la briga di portarmi in salvo, nonostante gli anni di richieste di aiuto (silenziose ma ben evidenti..)...dovevo farlo io.

È un lunghissimo percorso. Le lacrime sono state tante.
Ma la vita e la gioia che sento oggi nel sentirmi una nuova Claudia non ha eguali.
Le lacrime, le cadute, i pugni stretti, la paura, i sensi di vuoto..
Ma la vita. Giorno per giorno. Passo dopo passo. Ma la vita. Piano piano, meccanismo dopo meccanismo. Ingranaggio dopo ingranaggio.
Ma la vita. Parola dopo parola. Caduta e risalita.
Non ha pari.

Ho fatto fatica a trovare la strada giusta.
Io lavoro a tempo pieno, ora sono sposata, ho la "responsabilità" di una casa vecchiotta da sistemare, mille animali adottati da accudire..come posso stare in una clinica ricoverata come fanno tutte queste ragazze che sono andata a cercare nel web..
Poi non voglio prendere psicofarmaci come tutte loro..ci dev'essere un altro modo.
Abito a Como e la struttura più valida è a Milano. Come e quando riuscirei ad andare?..e che prezzi..
Cerco gruppi di auto aiuto nella mia provincia, nel mio comune...IL NULLA.

Non mi scoraggio.

Trovo a Como un'associazione, JONAS ONLUS. Trattano anche disturbi alimentari.
Ci provo, mi dico. CI SIAMO. Si può anche pagare a seconda delle proprie disponibilità..
E inizia il mio cammino tortuoso.
Terapia una volta a settimana. Parole parole parole.
E non la lascerò... mai più mi dico sempre io. È stata la mia salvezza. Con la terapia anche una forza di volontà che mai avrei pensato di avere.
Forza forza.
Mi sono esposta sul web. Facebook e Instagram. Raccontando di tanto in tanto il cammino. Tantissime ragazze mi hanno contattato. Mi scrivono. Mi chiedono aiuto. È stata anche questa una forza nella guarigione. Tenere duro e poter aiutare. Motivare, indirizzare alla terapia.

Dopo vent'anni ho deciso di fare un passo verso mia mamma. Le ho raccontato di questo magico cammino. Di come sono rinata. Di come non sapevo cosa volesse dire vivere senza la malattia.

"Ma Claudia, noi non abbiamo mai pensato che tu fossi guarita. Ma al tempo rifiutavi le cure."

Dieci sedute da una psicologa generica sono cure?

Ero solo una bambina. Ed ero malata.
Il DCA non è come un raffreddore...
C'è cosi tanta disinformazione. C'è cosi tanto silenzio. Cosi tanta omertà, vergogna nel parlarne.

Vorrei portare questo grido anche qui.

Quante ragazze...e Donne, conoscenti e non, nella mia zona, che leggendo le mie storie mi hanno scritto tempestivamente. Quante soffrono senza chiedere aiuto. Perché aiuto qui non trovano.
Siete forti. Siete magnifici. Siete grandiosi.
Grazie per tutto quello che fate ♥

Claudia