testo


Questo spazio è dedicato a tutti coloro che vogliono CREARE UNA NUOVA CULTURA SUI DCA. Siete tutti importanti perchè unici, così come uniche sono le vostre storie e i vostri pensieri. Questo Blog resta quindi aperto a chiunque voglia proporre o condividere, perché Mi Nutro di Vita è di tutti ed è fatta TUTTI INSIEME.

domenica 23 giugno 2019

Cara Vita


Cara Vita,
chi l’avrebbe mai detto che dopo lunghi anni passati ad odiarti, a desiderare che finissi presto, a chiedermi come e dove trovassero i miei coetanei la voglia di vivere, un giorno anche io sarei tornata ad amarti?
Fino a non molto tempo fa, AVREI DATO LA MIA STESSA VITA PER MORIRE, ora più che mai sono convinta dell’esatto contrario: DAREI LA VITA PER NON MORIRE.
Ciò che mi ha fatto allontanare da te è stata una morte in vita. Era veleno e antidoto allo stesso tempo.
Era l’Anoressia.
Lei è stata la mia compagna per anni, la mia stampella, il mio rifugio contro tutto e tutti, Lei c’era, era lì pronta ad accogliermi.
Mi aveva fatto costruire con le mie mani la mia prigione, un muro tra me e il mondo.
Mi ha fatto isolare in una vera e propria torre, fatta di schemi molto, troppo rigidi, di veri e propri automatismi, di privazioni.
Mi ha fatto arrivare al punto in cui era fonte di maggior forza per me ogni negazione che riuscivo ad impormi, ogni desiderio represso, ogni chilo perso, ogni volta che nonostante le urla dei miei genitori o delle persone che mi circondavano riuscivo a resistere davanti al piatto.
Così facendo io mi sentivo onnipotente.
Il cibo che io non mangiavo era fonte di nutrimento per il mostro insito dentro di me.
Era un modo per farlo tacere, per non far venire a galla ciò che realmente provavo, quel malessere costante per troppi anni represso.
Era un continuo apparire e mai un reale essere.
Indossavo maschere di sorrisi finti, perché così facendo pensavo di accontentare tutti, di piacere a tutti.
Poi però qualcosa si è rotto. Tutto questo potente meccanismo che inizialmente controllavo così bene, è iniziato a sfuggirmi di mano.
Persi il controllo del controllo e mi trovai ad un bivio.
Non era più possibile una convivenza; o sopravviveva Lei, l’Anoressia, o sopravvivevo, anzi, iniziavo a vivere Io.
Dovevo scegliere: lasciare le mie (false ma rassicuranti) certezze per andare incontro all’incerto?
Dopo tanti passi falsi, bugie, svolte illusorie, ripetute volte in cui mi dicevo: “Da domani smetto” ma per poi finire a fare sempre uguale se non peggio, non so bene come quando e perché ma qualcosa è cambiato, qualcosa si è sbloccato.
Io ogni mattina mi ripetevo: “Se cambi prospettiva tutto cambia”, “Oggi può essere uguale a ieri e a domani, solo tu puoi fare qualcosa per cambiare”.
Per troppi anni avevo perpetuato il circolo vizioso di una ruota che gira, senza possibilità di interrompere il proprio moto sempre uguale.
Così giorno dopo giorno ho iniziato a fare sempre qualcosina in più, che andasse fuori dai miei schemi, mentre mi ripetevo “Se proprio ci stai male, puoi sempre tornare indietro”.
Ma indietro più andavo avanti, più non ci volevo tornare.
Ogni traguardo raggiunto mi faceva avere fame di altri traguardi.
Il lascito che mi dava ogni esperienza di vita era più forte rispetto al ritiro dalla vita. Ormai erano più le controindicazioni che il reale benessere che mi dava l’Anoressia. Ci sono voluti anni per capirlo, è stato fondamentale il ricovero in una comunità.
Un percorso lungo, tortuoso e difficile, ma che alla fine ne è valso la pena!
Un “viaggio” che mi ha permesso di rimettere insieme i pezzi, di guardare in faccia le mie paure e di dar loro una voce attraverso il supporto e l’affetto di tante persone che per me sono state una guida, come il faro per un marinaio disperso nel mezzo di un mare in burrasca.
E ora Vita, come se fossi un bambino che si affaccia per la prima volta sul mondo, mi sento di dirti che sono pronta a riconciliarmi e a ricongiungermi con Te.

La tua smarrita ma fortunatamente ritrovata, 
Anna


giovedì 13 giugno 2019

Come un'onda d'acqua fresca


Un giorno qualcosa di strano...silenzio...la testa era silenziosa! non c’era più quel chiacchiericcio sfiancante, ma pace e quiete! Mi sono quasi spaventata tanto mi era ormai estranea questa sensazione, poi ho sorriso e ho pianto.
Questo è stato il giorno in cui ho capito di essere guarita dopo aver sofferto per 20 anni di disturbi del comportamento alimentare.
Fino a 42 anni ero l’anoressica cronica, poi improvvisamente una scintilla nel buio, luce seppur debole ma luce… la strada, e di corsa fino a restare quasi senza fiato verso la guarigione, un po’ confusa anoressica “in fase di risoluzione”, infine in ascolto… in attesa di capire chi era Micaela senza malattia.
Chi sono? Ora lo so, mi è arrivato addosso come un'onda di acqua fresca che risveglia da un incubo… Sono tutto ciò che sento! Amore, gioia, tristezza, malinconia, paura… Piango, rido, amo, tremo.. Mi permetto di sentire ed esplorare tutto ciò che arriva, non so se ho più da scoprire dentro di me o fuori. Sono stata molto fortunata, sono riuscita a non perdere il biglietto che la Vita dà in mano a ognuno di noi, per un viaggio che in alcuni momenti è davvero faticoso, ma comunque meraviglioso.
Tra tutte le emozioni che sto scoprendo, la gratitudine è quella che preferisco.. Scalda, rassicura, riempie, è morbida e accogliente. Come la mamma. La sofferenza che ho vissuto e quella che ora vedo intorno a me non riesco a comprenderla, ma ho fiducia. Come quando da bambina giocavo a unire i puntini e non sapevo cosa sarebbe apparso. A volte pensavo di aver sbagliato, che non ne sarebbe uscito nulla. Poi improvvisamente mi stupivo nel vedere come tutto riusciva a creare qualcosa. Così ora ho fiducia in ciò che accade, anche se a volte parrebbe proprio senza senso. Da questa fiducia nasce la gratitudine.
Gratitudine prima di tutto per la Vita, nonostante il passato, per mamma, papà e mia sorella Barbara, per Massimo, per tutte le persone che ho incontrato. L'associazione Mi Nutro di Vita… quella luce l'ho intravista per la prima volta qui… sono certa fosse il momento e probabilmente avevo bisogno di loro perché tutti quelli che mi vogliono bene ci avevano già provato instancabilmente. Qui ho visto che il dolore poteva circolare liberamente senza giudizi. Ho sentito condivisione, qui ho percepito per la prima volta quella fiducia… altri cuori che battevano insieme. È stato il primo posto dove ho sentito di poter essere così come sono, umanamente imperfetta.
A volte mi sembra di sentire un movimento in sottofondo, tutti i cuori che lottano giorno dopo giorno perché ancora imprigionati in questa gabbia, quelli quasi fuori, quelli che sono spettatori impotenti, quelli che operano nel settore, quelli che cercano di darci voce, i volontari.. Tanti battiti, ognuno una piccola goccia, ma insieme un oceano… Una melodia che quando arriva può aiutare a far ritrovare quel biglietto per la Vita.
Questo sottofondo che sento nel cuore, mi rassicura, scalda, nutre la fiducia che, nonostante alcune cose siano difficili da accettare e capire, però siamo in tanti a cercare di fare. Che sia guarire, aiutare, contribuire anche solo stare, aspettare, accettare. Con tutto il rispetto per chi non riesce ancora a vedere quella luce, chi non c'è riuscito, chi non riesce a stare. Perché nessuna sofferenza può essere giudicata.
Ogni cellula del mio corpo urla che si può, si può essere meravigliosamente imperfetti senza paura, senza bisogno di proteggersi dentro gabbie, che in realtà annichiliscono. Con il colore delle emozioni, che ora sento, coloro ogni momento, con il sorriso porto ciò che sono. Momento dopo momento, un arcobaleno a volte più caldo a volte meno.
Non so come ricambiare tutto questo… se non facendo ciò che sento continuare a battere instancabilmente insieme agli altri cuori.

Micaela

lunedì 3 giugno 2019

Lettera da una fenice


Ciao, ti ricordi di me?
Quando ero una ragazzina abbiamo passato giorni interi insieme. Ti ricordi di quando io diventavo sempre più leggera, come un palloncino ad elio pronto a spiccare il volo ma tu eri la zavorra che mi trascinava giù? Ti ricordi di quando io volevo vedere tutto il mondo a colori ma tu mi imponevi di guardare lo stesso film in bianco e nero? Mi illudevi di regalarmi libertà, invece eri solo la mia prigione.
Ti sei insinuata nel vuoto dei miei silenzi per darmi il tuo conforto, come avrebbe fatto un’amica… ma come potevi farlo se invece di dare mi hai tolto? Mi hai tolto la bocca per mangiare, la pelle e la carne per sentire, gli occhi per sorridere. Anziché scacciare i miei fantasmi mi hai fatto diventare uno di loro… te lo ricordi? E di quando avevo fili di lana al posto dei capelli? E di quando il viso era una tela bianca e inespressiva con tre solchi sopra? Te ne ricordi? Beh, io sì. Se ci penso, mi manca il respiro.
Ma non posso dimenticare. Non voglio più farlo. Un giorno finalmente, spogliata di tutto, ho smascherato la tua menzogna. E ho capito…
Ho capito che ogni briciola rifiutata era un mio sorriso che si perdeva.
Ogni uscita rifiutata era amore che andava sprecato.
Ogni sguardo evitato era un’occasione mancata per guardarmi dentro attraverso l’altro.
Ogni specchio che avrei voluto infrangere raccontava la bugia dettata dai miei occhi e dalla loro visione distorta.
Ti scrivo forse perché so che probabilmente ci rivedremo, come in questo momento, in qualche ricordo incastrato nella mia mente, ma volevo ribadirti il mio addio, già detto tempo fa, quando ho deciso di fare della mia vita una festa ambita, dove non c’è spazio per te e per la tua ingombrante sagoma, e per quella oscura ombra che gettavi su di me.
Ora ci sono solo luci accecanti e musica ad alto volume. Ora contano soltanto coloro che ballano con me in questa danza libera e che suonano in questa orchestra che vibra di suoni insieme a me.
E adesso io ballo, io canto, io rido, io splendo. E tutto questo grazie alla nuova me.
Ciao! 

Una ex anoressica risorta dalle sue stesse ceneri
C.