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lunedì 20 dicembre 2021

Anche la scuola non può essere lasciata sola - Laboratorio del 14 dicembre.

 


Nel laboratorio di stasera si è approfondito l'argomento scuola e malattie del comportamento alimentare che era stato accennato nel laboratorio precedente. Come è emerso più volte nei nostri incontri, le malattie del comportamento alimentare sono patologie che sono apparentemente invisibili. Apparentemente perché in realtà, se si sa prestare attenzione a quelle che sono le espressioni del viso, del corpo e del comportamento, sono malattie visibili. 

Le ragazze e i ragazzi che soffrono di queste patologie esprimono molto chiaramente la loro sofferenza. Non sorridono più, gli occhi sono spenti, il corpo viene nascosto sotto capi informi per non catturare lo sguardo dell’altro, si isolano smettendo di comunicare apertamente con il resto dei compagni, sono improvvisamente chiusi o rabbiosi, vivono con ansia il confronto spinti come sono dal bisogno estremo di raggiungere la perfezione, e l’elenco potrebbe andare avanti ancora a lungo. Quindi, in realtà sono apparentemente malattie invisibili, perché se ci si sofferma a guardare con attenzione i segnali del disagio, non possono essere ignorate. 

Abbiamo affrontato la tematica della scuola perché si è notato come, soprattutto in questo abbia ancora di più il ruolo importante che questa istituzione ha nel percorso di crescita di un bambino e di un adolescente. Con la pandemia ci siamo resi conto quanto la DAD abbia influito sulla vita quotidiana dei ragazzi. C’è chi ha saputo reagire meglio e c’è chi invece ha avuto difficoltà ad adattarsi. La scuola si è trovata d’un tratto sola ad affrontare questa emergenza, non trovando alcun sostegno da parte delle istituzioni che dovrebbero, al contrario, occuparsi del buon funzionamento scolastico in tutti i suoi aspetti, non solo quello didattico ma anche e soprattutto quello educativo. Riferendoci alla questione della DAD, una mamma ha condiviso la storia di sua figlia che, ricoverata in una struttura per malattie del comportamento alimentare, sta seguendo il suo programma di studio a distanza, collegandosi alle lezioni direttamente dalla residenza in cui si trova. Il problema è che, pur essendo presente tramite il portale, in realtà è come se non lo fosse in quanto non c’è un effettivo coinvolgimento della ragazza con il resto della classe, sentendosi ancora di più esclusa ed emarginata in quanto “diversa” dai suoi compagni. Questo concetto di diversità è stato messo in rilievo nel laboratorio anche da un’altra mamma, a sua volta insegnante e quindi ben consapevole di quello che accade dentro a un'organizzazione scolastica. Questa mamma, nel suo ruolo di insegnante, abituata a guardare al di là dell’apparenza per capire il disagio che si nasconde dietro a certi sguardi e comportamenti  della figlia che soffre di una malattia del comportamento alimentare, ha intuito il malessere di un ragazzo nel vivere la sua omosessualità e, convocando la madre dell’adolescente, ha potuto vedere chiaramente quanto questa non riuscisse ad accettare l'orientamento sessuale del figlio, minandone la sua autostima e identità. Così, sfruttando il suo ruolo di educatrice, ha cominciato ad organizzare incontri nella scuola con testimonianze di persone omosessuali che hanno saputo integrarsi perfettamente all’interno della società, riuscendo a crearsi una propria famiglia. 

Questa condivisione riflette chiaramente quanto gli insegnanti rappresentino un punto essenziale nella crescita dei ragazzi e delle ragazze. Ma non si può certo addossare la responsabilità di ogni cosa a loro in quanto in realtà ciò che manca è l’aiuto concreto che dovrebbe arrivare dalle organizzazioni politiche che hanno smesso di investire nella scuola e, come più volte abbiamo sottolineato nel laboratorio, anche nell’ambiente sanitario. Lo abbiamo notato ancora di più con la pandemia, in cui nessuno ha aiutato il personale scolastico a riorganizzare e gestire la comunicazione divenuta tecnologica attraverso la DAD. Ci si è focalizzati solo sull’ aspetto prettamente didattico e disciplinare, omettendo ciò che è la relazione, il contatto umano, la presenza empatica. Ogni cosa è stata lasciata direttamente in mano ai singoli insegnanti, i quali non sono purtroppo tutti preparati in modo adeguato a relazionarsi con i ragazzi perché manca un'educazione e una formazione emotiva. Le emozioni sono importanti nella vita di ognuno di noi e ancora di più quando parliamo di malattie del comportamento alimentare
Non ci si nutre solo di cibo, ma anche di emozioni; e quando queste non riescono a trovare il loro giusto nutrimento, si corre il rischio che vengano proiettate in una sintomatologia alimentare. Un ulteriore aspetto importante è stato indicato da un’altra mamma, anche lei insegnante, la quale ha raccontato che spesso si è trovata in difficoltà a svolgere il suo ruolo a causa del comportamento di alcune famiglie che, di fronte all’essere informate del possibile disagio dei figli, si sono opposte all’evidenza ostacolando la messa in atto di azioni di sostegno, e rifiutando così di accettare che i figli vengano trattati con programmi scolastici meno impegnativi rispetto agli altri ragazzi. Sembra  addirittura che questi genitori siano esclusivamente preoccupati solo della  prestazione scolastica dei figli. Non dimentichiamo però, che quando c’è una malattia del  comportamento alimentare, occorre porre molta attenzione e sensibilità nel correlare un voto alla effettiva capacità della persona, poiché le ragazze e i ragazzi che soffrono di una sintomatologia alimentare, tendono costantemente a identificarsi dietro un numero. E non è il numero di una bilancia o di un voto che determina l’identità di una persona. 

I genitori possono essere una risorsa fondamentale nell’affrontare le malattie psichiche ed emotive dei figli. Senza la collaborazione genitoriale, gli insegnanti, i terapeuti sono come bloccati e continuamente ostacolati. Quando un padre e una madre riescono a vedere la sofferenza dei figli, incominciano a mettersi in discussione attivandosi per costruire quella rete di sostegno essenziale per la cura. La famiglia rappresenta un nodo cruciale di collegamento. Se non è presente, è come se venisse a mancare un anello della catena, e una catena senza un anello, non serve a nulla. Per questo è fondamentale che la famiglia possa collaborare con la scuola e la sanità, perché è grazie alla sua presenza che può essere attivata la giusta rete di sostegno e cura.

La frase della settimana: ANCHE LA SCUOLA NON PUÒ ESSERE LASCIATA SOLA

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