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Questo spazio è dedicato a tutti coloro che vogliono CREARE UNA NUOVA CULTURA SUI DCA. Siete tutti importanti perchè unici, così come uniche sono le vostre storie e i vostri pensieri. Questo Blog resta quindi aperto a chiunque voglia proporre o condividere, perché Mi Nutro di Vita è di tutti ed è fatta TUTTI INSIEME.

giovedì 21 dicembre 2017

La cura dell'anima



Mi chiamo Micaela, ho 42 anni e da 20 soffro di disturbi alimentari.
Da poco ho cominciato un percorso, il mio percorso verso la guarigione. Una volta non avrei mai sperato di poter anche solo pensare a questa parola, dopo tanti anni, ricoveri e tentativi di sopravvivere, invece ora sono sicura che guarire si può.
Tutto è iniziato quando a luglio mi sono trasferita e, pur restando nella stessa provincia, ho cambiato ASL di appartenenza. Ho cominciato a cercare una struttura che potesse seguirmi e mi sono scontrata con una dura realtà….gli appoggi sono pochi e per una persona adulta e "cronica" la possibilità di ricevere aiuto sembra inesistente…
…questo, al contrario di quello che si potrebbe pensare, è stata la mia fortuna!

Nonostante porte in faccia e rifiuti, continuavo a cercare aiuto e tramite la rete ho ‘scoperto’ l’associazione Mi Nutro di Vita. Ho scritto una mail, senza alcuna speranza di ricevere risposta, per le premesse che avevo fatto, per scetticismo, scoraggiamento e poca fiducia.
Invece, poco dopo, ricevo una mail di risposta, da Francesca…mentre leggevo sentivo cose nuove…disponibilità, attenzione, fiducia e soprattutto speranza…qualcuno reale, che aveva passato quello che avevo vissuto io, era guarito e capiva perfettamente tutto, da quel poco che avevo osato scrivere. Non solo bellissime parole, ma anche una proposta concreta: un invito a partecipare al loro "laboratorio" di condivisione e auto-mutuo-aiuto.
Non sapevo cosa aspettarmi…quella mail, quelle parole avevano acceso dentro di me una piccolissima luce…avevo così paura che fosse una mia illusione, che non avevo il coraggio di prestarle attenzione…ma qualcosa dentro di me non voleva arrendersi.

Mi sono fatta accompagnare dal mio compagno e siamo andati. Pur trovandomi in mezzo a persone estranee, ho sentito subito una forza…non mi sentivo più sola, potevo parlare o anche solo ascoltare e condividere emozioni, sentimenti, paure che solo chi è dentro il problema conosce, in un ambiente protetto, senza timore di giudizi.
Sono riuscita a parlare un po’ di me, della voglia di trovare aiuti concreti e adeguati, e di non volermi fermare nonostante le difficoltà, e ho subito ricevuto ascolto e soprattutto intravisto una nuova prospettiva: guarire!
Mi è stato suggerito di scrivere una frase che avevo detto: "perché adesso ho tanto per cui vale la pena riprovarci"; questo sarebbe stato il primo di tanti biglietti che mi stanno accompagnando nel mio percorso di vita.
Subito non ho realizzato quanto significativo sarebbe stato questo incontro. Non ho smesso di cercare aiuti specializzati: quella piccolissima luce, non solo non si era spenta, ma mi dava forza di non arrendermi. Cominciavo timidamente a credere che forse anche io potevo guarire, rileggevo il biglietto, che porto sempre con me, e le mail costanti di sostegno e suggerimenti. Ma ecco l'ennesimo rifiuto! ‘Sono 20 anni, sei cronica, cosa ti aspetti dopo anni di terapia, sei da Salute Mentale o da ricovero…ma non con ragazzine…
Contro ogni logica 'malata', a quell’ennesima sentenza reagisco decidendo di uscire con il mio compagno. Per la prima volta, dopo tanto tempo, metto da parte la malattia, dedico tutto il giorno a prepararmi…sono fuori, con lui, in mezzo ad altre persone, sto facendo una cosa normale, come chiunque altro, vedo luci, colori, sento profumi, suoni, parlo e rido e mi sento amata e forte perché non sono più sola…ha anche il mio biglietto…penso ecco, io, Micaela, sono questa! Posso essere normale, posso farcela con gli aiuti giusti, non sono "cronica", posso fare più che semplici miglioramenti e convivere con i sintomi…che strana sensazione, mi sento per la prima volta viva.

Dopo qualche giorno, al mio secondo incontro a Pieve Ligure, racconto con imbarazzo quello che era successo e, nonostante non avessi ancora iniziato un nuovo percorso medico (che ora invece ho ripreso a portare avanti), quello che tutti vedono è una luce nei miei occhi, una luce di vita, la voglia di uscire da quella gabbia che è la malattia. 
Il cambiamento era già cominciato…la cura dell’anima…grazie alla fiducia, al sostegno, al sentirmi forte, perché nessuno si salva da solo.

Micaela

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